Se esiste una emergenza nella condizione giovanile di oggi, la crisi del lavoro è certamente al centro della questione.
Come si può costruire un progetto di vita, o anche solo cominciare ad immaginarlo se la ricerca di un lavoro non poggia su basi solide ed è avvolta dalla più totale incertezza?
Il lavoro per ciascuno di noi costituisce un fattore fondamentale per la costruzione della nostra identità personale e sociale. Come dice Joseph Conrad “il lavoro mi aveva dato l’occasione di mettermi un po’ alla prova – di scoprire che cosa sapevo fare”.
Ecco fotografata la situazione del nostro Paese in pochi numeri che dicono tutto: 30% di disoccupazione giovanile, 30% di NEET tra 15 e 29 anni, tempi medi di ricerca del lavoro per i laureati da 6 a 18 mesi, retribuzioni orarie tra le più basse d’Europa.
Situazione scoraggiante.
Eppure, non siamo certo all’ultimo posto in quanto a qualità del nostro sistema educativo. Molte Università italiane rappresentano centri di eccellenza riconosciuti a livello internazionale. Le Scuole di Alta Specializzazione, soprattutto nel campo della moda e del design attirano studenti da tutto il mondo.
Un esempio per tutti. Humanitas University nata solo sei anni fa, oggi conta centinaia di studenti provenienti da tutto il mondo e costituisce un’eccellenza mondiale nel campo della medicina.
Ma allora dov’è il problema?
Le analisi si sprecano e ognuna sottolinea di volta in volta un aspetto diverso, ma tutte convergono su un punto che troppo a lungo molti si sono rifiutati di vedere, talvolta accecati da un pregiudizio ideologico: esiste un mismatch evidente tra mondo della scuola e mondo del lavoro.
Basti pensare che a fronte di un 20% di opportunità di lavoro perse per qualifiche scolastiche insufficienti esiste una equivalente % di richieste di lavoro inevase per over qualificazione dei candidati.
Siamo davanti a due mondi che non si parlano.
Avete presente il trenino da modellismo? Per far deragliare il treno basta sconnettere i binari!